Adolescenti
.png)
"Quella fase precaria dell’esistenza che è l’adolescenza, dove l’identità appena abbozzata non si gioca come nell’adulto tra ciò che si è e la paura di perdere ciò che si è, ma nel divario ben più drammatico tra il non sapere chi si è e la paura di non riuscire a essere ciò che si sogna."
Umberto Galimberti
"Ti accorgerai che sono due le attività principali della mente in questo periodo evolutivo:
definire la propria identità e trasformare gli affetti e i sentimenti infantili in affetti e sentimenti adulti.
Per la prima attività non si può che aspettare che un lungo cammino venga percorso, si tratta di anni in cui la propria identità è costituita dalla caratteristica "identità incompiuta e indefinita dell'adolescente"; la sua accettazione rende più agevole e fruttuoso questo cammino dandogli la connotazione di una ricerca, la ricerca di se stesso.
Per la seconda attività pensa al rapporto che hai con i tuoi genitori, a come ti senti con loro; a volte piccolo, a volte grande, ora a periodi, ora nella stessa giornata; a volte è proprio faticoso e non si capisce cosa si vuole; ma è così e le cose che confortano sono che questa fatica è di tutti gli adolescenti e che poi questa è anche l'età in cui si ride, si scherza e si è a volte pieni di gioia di vivere"
Tommaso Senise
L’adolescenza è una fase di passaggio tra “il non più e il non ancora” (Erik Erikson) alla base di crisi, rotture e sconvolgimenti che riguardano la propria identità, il proprio corpo, le proprie relazioni.
Come in ogni periodo di trasformazione, nell’adolescente si generano onde concentriche, che ricordano quelle di un sasso gettato in uno stagno. Queste onde investono in primo luogo il giovane che si dispone ad abbandonare l’infanzia e ad assumere pienamente una nuova identità, poi la famiglia, specificamente deputata ad allevarlo e ad educarlo aiutandolo a inserirsi nel mondo adulto. E infine il gruppo sociale, che lo accoglie ormai adulto.
Attraversare questa fase è fondamentale per approdare a una modalità adulta di porsi e di essere. Tale passaggio avviene in sicurezza se è presente il sostegno di una rete relazionale (famiglia e amici), accompagnata da una rete di pensieri ed emozioni pronta ad elaborare questa trasformazione.
Quando il giovane non si sente sostenuto da una di queste due reti (quella esterna, cioè le relazioni con gli altri, e quella interna, cioè le proprie capacità di affrontare ciò che sta vivendo), vi può essere una caduta. Esempi di queste “cadute” possono essere l’ansia, la depressione, gesti autolesionistici, disturbi dell’alimentazione, fobie sociali, difficoltà ad andare a scuola, episodi di bullismo. In questi casi chiedere aiuto è il primo passo per rialzarsi.
Con il lavoro terapeutico, è possibile aiutare l’adolescente a dare voce e a chiarire emozioni, pensieri, sogni e desideri legati a questa fase così delicata di separazione dalla vita infantile e costruzione di una propria identità adulta. Il giovane diventa protagonista di se stesso nel momento in cui chiarisce chi è e chi non vuole essere.
Anche per i genitori, la trasformazione del proprio figlio può rappresentare talvolta un doloroso enigma: per loro è importante riuscire a capire il figlio o la figlia, costruirsi una teoria sulla loro mente per decifrarne le motivazioni e i desideri.
In questo processo di evoluzione, i genitori si devono abituare a un figlio ormai divenuto adulto che non possono più prendere sulle ginocchia.
Nel lavoro con l’adolescente, è dunque fondamentale un coinvolgimento dei genitori parallelo e distinto dal figlio.
Avere la collaborazione dei genitori significa rafforzare quella rete che deve sostenere il giovane nel fare il salto, mantenendo quel difficile e sottile equilibrio tra lo stare accanto e il guardare a distanza.